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Primaluce e il ritorno del rock progressivo strumentale: “Gone Are the Days” segna un nuovo apice creativo

Dopo l’intensità metallica ed emotiva di Lava Logic, Primaluce torna con Gone Are the Days, un’opera monumentale che mescola le regole del rock progressivo contemporaneo, affidandosi unicamente al potere evocativo della musica strumentale. Pubblicato nel giugno 2025 per Believe Music France/Primaluce Records, questo nuovo album rappresenta un ritorno alle origini stilistiche del progetto, ma con una visione più ampia, matura e ispirata.

Con Gone Are the Days, Primaluce costruisce un vero e proprio viaggio sonoro in 21 tappe, dove la tecnica si fonde con l’emozione, la nostalgia con la sperimentazione. Le influenze sono chiare ma mai imitate: dalle atmosfere fiabesche dei Kaipa alle trame acustiche dei California Guitar Trio, dalle armonie liriche di Neal Schon fino ai paesaggi elettronici di Jean-Michel Jarre. Il risultato è un mosaico sonoro coerente e profondamente personale, capace di parlare direttamente all’animo dell’ascoltatore.

L’artwork dell’album, fortemente simbolico e surreale, omaggia il genio visionario di Storm Thorgerson, evocando un immaginario sospeso tra sogno, memoria e tempo perduto. È l’immagine perfetta per un disco che, sin dal titolo, suggerisce una riflessione sul passato — non come rimpianto, ma come fonte di ispirazione e consapevolezza.

Ogni brano si apre come un microcosmo narrativo, senza bisogno di parole: dai momenti più eterei a quelli più dinamici, Gone Are the Days mantiene una rara coesione e profondità, confermando la capacità di Primaluce di padroneggiare la forma lunga senza mai risultare dispersivo.

Il nuovo album arriva a poca di distanza da Lava Logic, il precedente lavoro che aveva segnato una svolta melodic metal e viscerale nel percorso artistico di Primaluce. Lì, l’energia prog-metal si faceva strumento di introspezione emotiva, attraverso brani intensi come Stillness Carved in Sound e Where the Soul Used to Be. In Gone Are the Days, invece, la narrazione si fa più rarefatta e contemplativa, ma non per questo meno intensa. I due album, pur nella loro evidente diversità, si parlano: uno come grido interiore, l’altro come sussurro cosmico.

Gone Are the Days è molto più di un disco: è un’esperienza d’ascolto che invita alla riflessione, alla fuga, all’immaginazione. Un dono prezioso per chi ama il rock progressivo nella sua forma più pura e visionaria, e una nuova, brillante conferma del talento compositivo di Stefano Primaluce.

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