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Enzo Avitabile intervistato da Marianna Pignatelli

Ciao Enzo, da dove nasce la tua passione per il mondo del beverage?

Sono nato a Pompei e fin da piccolo ho avuto un rapporto molto stretto con la preparazione e la miscelazione. Il mio “luogo del cuore” era la cucina: lì, per gioco, preparavo pietanze e bevande per amici e familiari. Ricordo con affetto mio nonno Fiore, grande amante dell’insalata di pomodori: ogni volta che gliela preparavo mi premiava con 1000 lire, che puntualmente spendevo in videogiochi o cioccolata. Ero un bambino un po’ cicciottello, ma felice.

Hai avuto un’infanzia molto legata alla famiglia, vero?

Sì, dopo che mia nonna ha avuto un ictus, ci siamo trasferiti a casa dei nonni materni per starle vicino. Per me fu un periodo bello: da figlio unico mi sentivo spesso solo, invece lì avevo la compagnia dei nonni e di tanti bambini nel palazzo, alcuni dei quali sono ancora oggi amici fraterni.

Com’era l’atmosfera in casa?

Si respirava aria di commercio. Mio nonno materno, Fiorentino Nastro – per tutti “Fior ‘o gassusar” – nel dopoguerra fondò una fabbrica di bibite a Pompei, dove produceva la celebre “Spuma Carciofo Pompei”, che poi serviva nel suo chioschetto ai piedi del campanile. A versare le bibite c’erano mia madre e mio zio Gigi. Io ero ancora in fasce, ma mi portavano lì d’estate: quei profumi li sento ancora.

Quando hai iniziato a muovere i primi passi nel lavoro?

Molto presto. Da bambino mi alzavo sulle casse di legno per poter vendere bibite, granite al limone fatte da mio padre con una ricetta segreta e gelati. A 6 o 7 anni ho notato che molti turisti non si avvicinavano al chiosco, così riempii un cesto di bibite e biscotti e andai io da loro. Tornai con il cesto vuoto. Fu la mia prima lezione sul potere della vendita itinerante.

La tua formazione imprenditoriale è quindi iniziata lì?

Assolutamente sì. A contatto con i turisti, imparai a vendere, ad ascoltare e a capire le persone. La curiosità e la voglia di fare venivano naturali, era come se le avessi nel sangue. L’esperienza con mio nonno è stata fondamentale: mi ha trasmesso l’amore per il lavoro e per i prodotti della nostra terra.

E dopo gli studi?

Dopo il servizio militare, mi trasferii a Londra per un’esperienza lavorativa nei pub. Lì ho affinato le mie capacità, gestendo in autonomia postazioni e cassa. Ma sentivo che il mio cuore batteva per la mia terra e i suoi sapori.

Come nasce allora “Terre Pompeiane”?

È la naturale evoluzione di tutto questo. Dopo aver intuito che il mercato delle bibite era saturo, ho deciso di puntare su qualcosa di più autentico e legato al nostro territorio: i liquori artigianali ispirati a ricette antiche, come il limoncello, il liquore all’alloro, al finocchietto… tutti realizzati con metodi naturali. Il marchio “Terre Pompeiane” nasce proprio per raccontare la qualità e l’identità del nostro territorio. La risposta è stata sorprendente: i prodotti hanno trovato presto spazio sugli scaffali più importanti.

Hai anche avuto un tuo locale, il Noenemy Pub, giusto?

Sì, e per me è stato un progetto importante. Nel 2009, però, ho deciso di venderlo per concentrarmi completamente sulla produzione di liquori. Nel 2010 abbiamo anche rinnovato lo storico chiosco, trasformandolo in un garden & lounge bar. Ho sempre seguito i miei sogni, fidandomi del mio istinto.

Qual è stato un momento chiave per la tua attività?

Senza dubbio, il 2015. Il liquorificio cresceva e ci siamo trasferiti in una sede più grande, con un impianto moderno in grado di sostenere la crescente domanda. È stato un grande passo, fatto con orgoglio.

Parlaci del tuo liquore più famoso: Baba’re.

È il sogno diventato realtà. Nato nell’ottobre 2018, lo stesso mese del mio compleanno, “Babàre” è il primo babà da bere! Un liquore geniale e virale, che fonde napoletanità, tradizione e innovazione. Racconta la Campania in ogni sorso. La qualità eccellente e la distribuzione selettiva lo hanno reso uno dei prodotti più ambiti.

Quali sono i tuoi hobby?

Amo il mare, le gite nella natura e il calcio Napoli – al quale ho anche dedicato delle bottiglie in edizione limitata per celebrare gli scudetti. Non sono un grande sportivo, ma mi concedo passeggiate e qualche corsetta. La verità? Il mio lavoro è anche il mio hobby: mi appassiona sperimentare, creare, migliorare.

E i progetti per il futuro?

Ampliare la distribuzione di Baba’re in tutta Italia, per poi puntare al mercato estero. Le soddisfazioni che arrivano da ambasciate, giornali, TV e clienti mi spingono a dare sempre il massimo. Il viaggio è appena cominciato.

In bocca al lupo Enzo…

Crepi!

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